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Telling Europe
5 min readApr 11, 2021

02 — In missione con il communication leader

“I viaggiatori sono quelli che lasciano le loro convinzioni a casa, i turisti no”

Pico Iyer

Un giorno che girellavo per Cuba senza soldi, non ricordo nemmeno in che località esatta mi trovassi, ma sicuramente lamentavo una povertà fuori luogo, mi fu fatto notare che Cuba, all’epoca, non era destinazione per turisti. Ne scaturì un’ampia dissertazione sulla differenza tra turista e viaggiatore.

Non mi sono mai sentita un turista e sarei stata pronta ad argomentare questa convinzione ma, senza soldi a Cuba, ero comunque molto più agiata del 90% della popolazione. Ci ho riflettuto spesso e in molte occasioni, perché quel dialogo mi portò a una profonda analisi su cosa differenzi il turista dal viaggiatore.

Non ho mai teorizzato questa diversificazione, ma per fortuna Quality Made è venuto in mio aiuto.

Cos’è Quality Made?

Quality Made è un marchio, una certificazione di qualità di identità culturale per le aziende che basano la propria attività su principi di sostenibilità culturale, ambientale e sociale.

Quality Made si rivolge ai viaggiatori in cerca di luoghi veri e unici, di un’esperienza di viaggio attenta all’ambiente e nel rispetto delle comunità locali.

Quality Made è un marchio creato all’interno del progetto SMARTIC e ora cammina sulle proprie gambe supportato da due progetti, QMbac e TRIS.

Questi tre progetti fanno parte del programma Interreg Marittimo che opera tra Italia e Francia, per cui, le aziende finora certificate, appartengono a questa geografia. È stato realizzato un diario di viaggio molto suggestivo che racconta questi territori, questi paesi e le imprese e le realtà che li valorizzano.

Dato che parliamo di luoghi molto belli e dalla forte attrattiva, mi sono chiesta dove stia esattamente la differenza tra turista e viaggiatore.

La risposta che mi sono data è “negli occhi di chi guarda”.

Il turista guarda la luna dietro al dito, il viaggiatore ascolta le parole di chi la indica.

Il viaggiatore è attento alle persone, non ai clichés, a cosa rende vivo un territorio, oltre che alla bella foto da scattare. Il viaggiatore è un collezionista di storie, di esperienze non convenzionali, non gli interessa dove dormirà, cosa mangerà, quali musei o monumenti ci sono in un certo posto.

Il viaggiatore è un instancabile dinamico, un esploratore curioso, si sposta senza meta in modo sostenibile, ama la nicchia e le realtà che sfuggono alle logiche mainstream.

Il viaggiatore Quality Made è un viaggiatore consapevole con una forte autonomia, mosso dal desiderio di vivere luoghi e tempi speciali: la curiosità e la voglia di interazione con l’ambiente naturale ed umano rappresentano il suo stato d’animo.

Ma che cosa vogliono dire identità e sostenibilità culturale ambientale e sociale?

Tante belle parole inflazionate è il mio primo pensiero.

Tante belle parole inflazionate che tuttavia hanno un forte impatto e una forte controparte reale se applicate a delle imprese che prendono questi principi come fondamento e guida della loro azione e della loro presenza sul territorio.

Condividerò con voi quello che avviene nella mia testa:

Identità: rappresentativo, riconoscibile, legato a tradizioni e cultura. Identità è una parola che amo, una parola forte, una parola senza la quale qualsiasi fuffa è solo fuffa, l’identità è contro la fuffa, è statutaria, è solida, sono mattoni sulla cui base si costruisce tutto. Roma, per esempio.

Sostenibilità: quando qualcosa è insostenibile porta al collasso. Provate a sollevare una lavatrice, ve lo dico perché mi è capitato di recente. Ti schiaccia. Ecco cosa succede. Sostenibile invece vuol dire poter reggere un peso, una responsabilità, un onere senza che questo ti schiacci. Pensiamo questo concetto applicato a sistemi di vita, a un’economia che si inscriva in un sistema valoriale coerente con se stesso, senza evidenti contraddizioni, pulita per ontologia e per filosofia.

Cultura: un’altra parola a me molto cara. Cultura abbraccia tante sfere dell’umano, ha a che fare con storia e conoscenza. La cultura scava nel profondo, si lega all’identità aggiungendo teoria stabile ai mattoni dell’identità. Cultura è ciò che non deve e non può essere dimenticato, cultura è ciò che rende coerente il sostenibile. Cultura è qualcosa di bellissimo, qualcosa di cui, almeno io, non saprei vivere senza.

Ricordiamoci che sapio vuol dire “che dà sapore”. Senza cultura sarebbe tutto molto più insipido ( e sciocco!).

Ambiente: atmosfera, territorio. Non per forza inerente alla natura, ma di sicuro la natura rientra in questa voce. L’ambiente è il contesto, in tutte le sue sfumature e sfaccettature. L’identità e la sostenibilità, così come anche la cultura, non possono prescindere dall’ambiente, dal contesto in cui queste crescono e si sviluppano.

L’ambiente è fondamentale, anch’esso strettamente legato a concetti come cultura e identità.

Società: la linfa. Tutto ciò che rende vivo l’ambiente, quel dinamismo intrinseco a qualsiasi contesto che muove e fa muovere. Il fine e il mezzo. Il motore mobile che, in una visione antropocentrista, giustifica azioni, motivazioni e risultati. La società è composta da individui, ognuno connotato da una sua specificità, un insieme di identità singole che compongono il collettivo, mano visibile e anima di qualsiasi contesto.

Riprendiamo il viaggiatore consapevole che, zaino in spalla, scende in una stazione qualsiasi del tragitto Parigi-Firenze. Questa identità singola, parte della società, sarà inesorabilmente attratta da una realtà che ha un suo sistema di regole e leggi sostenibili, che ha cura dell’ambiente, che rispetta e tramanda la cultura del luogo.

Il nostro viaggiatore consapevole si imbatterà, per forza di cose, in una delle aziende Quality Made, non perché la ricerca espressamente, ma perché l’affinità di amorosi sensi porterà a una coincidenza, a una liaison non pericolosa, a un inevitabile incontro.

Pesos cubano, dollari o nacionales so che, quando tornerò a Cuba (con più contanti dell’ultima volta), saprò argomentare perché sono un viaggiatore e non un turista e lo farò guardando l’espressione del viso dell’uomo che vende le noccioline sul Malecón, ascoltando le sue parole mentre mi indica la luna sopra i Caraibi.

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